giovedì 19 luglio 2012

Ubris

 

Ma chi minchia si pensa di essere? Solo perché ha fatto le scuole alte si pensa che ce lo può sbattere nel culo e noi muti dobbiamo stare? Quelli che devono stare muti non siamo noi. Noi parliamo agli altri come noi di lui e delle sue passeggiate la mattina presto, sempre la stessa strada, portone di casa e poi al giornalaio per leggere che stanno facendo a Roma. Ma qui non è Roma, che gliene fotte della gente di fuori? Quelli sono i primi a futtirsene di noi. Signor giudice, la vuole una dimostrazione? E gliel’abbiamo data nemmeno un mese fa! Non si accontenta, il suo è un peccato di gola: la usa troppo per parlare di noi. Noi che ce l’abbiamo duro come la canna delle lupare dei nostri nonni. Noi. Tu. Che c’hai di duro, signor giudice? Manco i filtri delle sigarette che ti fumi pure due alle volte! Signor giudice, passeggi pure tranquillo che tanto lo sa che non siamo gente da fare queste cose. Ci ha rotto i gabbasisi troppe volte e quando l’abbiamo mandata in vacanza sull’altra isola non è bastato. Troppo poco sole, si sta male in cella, vero? C’ha la faccia del colore delle sue carte, quelle con i nostri nomi e con quelli degli amici nostri. Ma che davvero si pensava che quelli erano amici suoi, signor giudice? Lei ce li ha i soldi? E il potere? Lei non ha una minchia, signor giudice! E quella che c’ha ancora nei pantaloni gliela lasciamo perché vogliamo vederla pisciarsi sotto davanti a noi, davanti alle nostre ombre, davanti all’odore che si sente nell’aria quando passiamo noi. Quell’odore che sentono pure i muli quando tirano i carretti di arance e limoni dalla Conca d’Oro. La terra è nostra e decidiamo noi chi ci deve lavorare sopra, signor giudice! Che fine vuole fare? La stessa dell’amico suo? Passeggi, passeggi pure tranquillo la mattina, con il suo giornale sotto il braccio e la cartelletta con le carte che parlano di noi. Le carte parlano solo quando qualcuno le legge, lo sa signor giudice? E noi ci abbiamo pensato. Tempo ci vuole, la gente dimentica tutto, pure a leggere! Che è, non lo sa? Passeggi pure, si faccia la sua bella camminata sotto il sole della nostra Sicilia che noi siamo uomini d’onore e ogni tanto un favore lo si fa a tutti. Stia tranquillo, quando sarà non la lasceremo morire solo. Non siamo mica lo Stato noi. Noi sappiamo educare. Già le sento in testa le voci dei bambini che chiedono ai grandi cos’è stato quello scoppio. I botti di Capodanno, ma stavolta non inizia solo un anno nuovo. La gente scenderà in strada e sentirà nell’aria il nostro odore e il vostro, signor giudice. “Che puzza di bruciato”, dirà la gente! “Ma è morto qualcuno?” Un esempio, solo questo devono dire.

damelio

Music on air: Elicotteri lontani e la gente che chiede a nessuno: “Chi è morto?”

5 commenti:

all'aria ha detto...

mi ci ritrovo moltissimo.
"le carte parlano quando qualcuno le legge" brava ca**o!!

Nubetossica ha detto...

Non "bravA ca**o", ma bravO (perché ho il) ca**o. Sai com'è :P

all'aria ha detto...

e maschile sia!

accorgitene™ ha detto...

passavo...

Nubetossica ha detto...

...come una nuvola rapida?

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