giovedì 27 maggio 2010

Ogni cosa può cambiare

Trafitto da un arcobaleno

Mi sveglio che sogno ancora.

I primi chiarori rendono il cielo e l’aria della spiaggia azzurrina come era l’acqua qualche giorno fa, prima del temporale. La sabbia è fredda e mi sveglio con la canottiera rossa sudaticcia, la fronte che va imperlandosi e il cuore che batte a tremila. Riesco a calmarmi almeno un po’ e mi accorgo di avere la bocca impastata da un mezzo incubo e dall’acqua di mare: riconosco il sapore di roba chimica, ma non ricordo né come e né quando.  Non me ne accorgo, ma tra le mani ho un bicchiere che lascio cadere nel tentativo di alzarmi dall’asciugamano mezzo infossato nella sabbia. Qualcosa come trenta chilometri di spiagge di sabbia e il bicchiere di vetro va a cadere esattamente sull’unico ceppo di legno che non è stato utilizzato per il falò. Bentornato nella tua realtà, Ni’. Mi accorgo di loro solo adesso. La cosa è quasi reciproca. Qualche vaffanculo tra i denti e qualcuna che si gira sul lettino di plastica ed è come se non ci fossi. Ancora scoordinato mi alzo e affosso ancora di più l’asciugamano di Betty Boop. L’alba, da quanto tempo non la vedevo. La ciabatta, devo andare via, ma dov’è, chissà tra quanto riuscirò a ved…ECCOLA. Che culo.

Ho una secchezza delle fauci che nemmeno se avessi cenato con le saline di Margherita di Savoia sarei riuscito a ottenere. Secchezza delle fauci. Adesso non sono più in clinica a fare il dietista: devo arrivare a pensare potabile. “Ho la bocca che fa gnap-gnap.” Si,ora va meglio.

Faccio per alzarmi. Forse lo faccio troppo velocemente. Inizio a sentire il dolore del taglio causato dal vetro e dalla sabbia che ci è entrata. Lo sento più forte. Finisco di alzarmi e inizia la giostra.

Riflessi sul mare i raggi del sole rimbalzano fin sopra il mio sudore. Ho il cuore che sembra un tamburo preso a mazzate da uno psicopatico sniffato di anfetamine. Ah, ecco cosa: non sto svenendo: il trip mi sta salendo di nuovo. Ricordo la pasta. Ricordo che la scritta SALVATAGGIO sulla canottiera rossa non è lì perché non ne avevo altre di magliette da mettermi. Ho uno stipendio da guadagnare. Ho degli esami da non superare, situazioni da annotare per diventarne fan e pensieri potabili e non da non twittare. Il cellulare, suona la sveglia. La musica è malinconica e mi accompagna nella caduta facendomi sembrare un guitto con cilindro e bastone che recita la parte del sognatore sul palco di questa realtà. Io i sogni li conosco. I sogni che si fanno da svegli sono meno reali di quelli da addormentati.

Mi affosso assieme all’asciugamano e guardo il rumore delle onde sulla battigia e sul pattino. Tra un po’ ci sarà qualcuno in mare da salvare. Guardo le stelle nonostante l’alba già vecchia. Ok, sto svenendo da sdraiato. O sto di nuovo sognando. In ogni caso venite a salvarmi che tra un po’ toccherà a me salvare voi.

 

Music on air: Jovanotti – In orbita

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