domenica 16 maggio 2010

365 corse all’alba


Le sei di mattina.

Un’ora che ho visto solo in vacanza o quando si ritornava da una serata in cui non era stato programmato nulla e poi si sa come vanno a finire quelle serate lì. Sembrano passati secoli da quelle serate lì.

Il sole è lì che si stupisce più del mio letto. Non bado a nessuno dei due e meccanicamente, senza voler avere il tempo di prendere qualsiasi decisione, mi cambio e indosso le scarpe. Mi lavo la faccia e i denti e intravedo un sorriso prima lasciare lo specchio solo in bagno. Stacco il lettore mp3 dal caricabatterie e vado ad assaggiare l’asfalto. Duro e un po’ umido, come piace a me. Ascolto gli odori del mattino giusto il tempo di ficcarmi le cuffie strette nelle orecchie e inizio a darmi il ritmo. Lascio andare le scarpe e la campagna e i suoi odori mi accompagnano fino all’aeroporto. E’ passato un sacco di tempo dai tempi in cui ci andavo con mio padre. Tempo e chili. Troppo di entrambi.

Scendo la strada principale e guardo il mare dall’alto. Ripenso a quel film di Rocky dove lui si allena correndo sulla spiaggia. E già così mi sto stancando, figuriamoci a correre sulla sabbia! Si, faccio fatica, ma sudo poco più del giusto e risento il cuore: finora stava zitto a causa della sorpresa. Non è abituato a svegliarsi a quest’ora e ora deve recuperare. Le orecchie ascoltano solo i battiti accelerati per almeno un migliaio di passi. Poi noto che iniziano a uscire le prime macchine dai cancelli che rinchiudono i cortili. Guardo le facce assonate di chi ha ormai imparato a bestemmiare tra una marcia e l’altra. Li guardo continuare per la loro strada che durante quest’alba è anche un po’ mia, ma soprattutto di quei cani randagi che puntualmente mi seguono per un tratto per poi abbandonare i loro propositi. Sono fortunato: dormono ancora. Un po’ li invidio, ma basta ricordarmi il perché lo stia facendo per cacciar via quei pensieri.

Arrivo all’aeroporto con la schiena dolorante e il fiato rotto. I primi sette chilometri sono finiti. Adesso retromarch, si deve andare sotto la doccia. Penso all’acqua guardando la fontana che da il benvenuto alla gente che vola o lavora lì all’aeroporto. Corro, senza fermarmi perché so che i cani non dormiranno ancora a lungo. Accelero la corsa nonostante sia una salita. Le mie scarpe non posso rovinarle ancora. Eccoli e allora io accelero. Accelerano anche loro. Giustamente. Poi vedo il classico vecchietto che porta a pascolare i suoi cani, tre botoli che a tenerli in un vaso da notte ti ritrovi con ancora lo spazio per metterci un pitbull di media taglia. Lui riesce a tenere a bada quel branco di cani randagi. Immagino il tizio tenere a bada i suoi ferocissimi chihuahua e mi sembra un’ottima spiegazione alla scena che sto guardando. Uno schiocco della sua voce, simile alla frusta dell’ammaestratore di leoni e questi smettono di inseguirmi. Ringrazio il tizio con uno sguardo molto eloquente e proseguo verso il piazzale della vecchia Standa. Sono quindici anni che non c’è più la Standa nel mio quartiere, ma ormai quello spazio il nome ce l’ha e chi vuole perdere la testa a trovarne uno nuovo? Dove c’era la vecchia Standa adesso ci sono un barbiere, bravissimo a farti il taglio a scodella tipico della mia infanzia e un supermercato. Dietro il supermercato c’è un panificio e questa è l’ora in cui attirano i clienti con l’odore di pane ancora in forno e le focacce già pronte nelle loro teglie. Ripenso alla mia dieta Low Carb e mangio quel pane a piene narici.

Arrivo a casa che odoro di sudore, di pane fresco ed erba bagnata. La schiena è a pezzi, ma il sorriso è tutto intero. Faccio stretching e conto i secondi ascoltando il mio cuore che dalla gola torna al suo solito posto. Apro la porta, mia madre e mio fratello dormono ancora. Mio padre è andato via da poco, lo capisco dall’odore di caffè che ancora è nell’aria.

Ritorno a guardare la mia solita realtà. Mi ricordo di avere ancora le cuffie nelle orecchie e penso che sia arrivato il momento giusto per iniziare a sentire la musica. Devo guardare questa realtà, nessuno mi costringe a doverla anche sentire.

A domani.

Music on air: Subsonica – Nuvole rapide

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