mercoledì 2 gennaio 2008

Tutti pensano a cambiare l’umanità e nessuno pensa a cambiare se stesso.


Questa frase, di Lev Tolstoy, è quella che descrive al meglio un mio grave difetto: la mia indolenza ai cambiamenti. Non credo di essere il solo a soffrirne perché ultimamente ho trascorso molto tempo a confrontarmi: osserva il Mondo e il modo in cui lo farai ti farà capire chi sei, no? E' un difetto molto comune cercare di far si che l'Oggi sia il più simile possibile a Ieri. Rimanere esattamente uguali il più a lungo possibile... immobili, in qualche modo ti fa sentire meglio e se soffri... beh, il dolore ti è familiare! Perché se tu spiccassi quel salto, uscissi dal guscio, facessi qualcosa di imprevisto chissà cosa potrebbe aspettarti e sai che con tutta probabilità sarà altra sofferenza. La cosa sconfortante è che si è convinti che potrà essere molto peggio. Ed è per questo che si mantiene lo status quo: si sceglie la strada già battuta che alla fine dei conti non è poi così malvagia... Almeno per i difetti che avrai: non ti droghi se non con computer, tv o musica, non vai in giro a rubare e non ammazzi nessuno... a parte te stesso. Un pochino alla volta. E' la natura: o tu o loro.
E quando poi finalmente le cose cambiano non credo che avvenga tutto come un terremoto o in un'esplosione, quando all'improvviso tutto si stravolge, tutto viene distrutto per poi essere ricostruito secondo le nuove idee. Penso che sia quasi impercettibile, invece! E' quel genere di cose che la maggior parte delle persone nemmeno nota, a meno che non ti osservi da molto vicino. Il che, maledizione, non lo fa nessuno perché si è impegnati troppo a guardare quello specchio troppo stretto per più di una persona alla volta. Di fronte allo specchio bisogna essere soli, per comodità.
E poi accade il miracolo: sei tu ad accorgertene! Dentro di te quel piccolo cambiamento sembra una rivoluzione e tu speri che lo sia, che per sempre sarai questa nuova persona migliorata e che non dovrai soffrire più per cambiare ancora...

E il circolo riparte senza soluzione di discontinuità.

La spirale diviene via via più stretta e sei sempre più lontano dai tuoi occhi e guardi attraverso il riflesso di una delle infinite immagini nello specchio...

Music on air: Jethro Tull - Spiral

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post. Davvero. Se così non fosse non sarei qui a commentarlo.
Ciò che hai scritto, mio caro Ten, è la verità assoluta: ognuno di noi, nel profondo, sa che cambiare significa dolore. La cosa poco chiara nella mente delle persone è che questo dolore è solo apparente. Vien da sè che cambiare, in questo caso, sia sinonimo di migliorare: che senso avrebbe cambiare in peggio? E allora perchè questo miglioramento dovrebbe produrre dolore? Abitudine. E dopo il ciclo si ripete, per EVITARE "che l'Oggi sia il più simile possibile a Ieri". Poco alla volta. Questo concetto credo che ti sia più noto con il nome di "kaizen", giusto?
Di fronte allo specchio bisogna essere soli, per necessità. Il punto è: si ha davvero il coraggio di essere soli ad osservare "il riflesso di una delle infinite immagini nello specchio" ?

Nubetossica ha detto...

"Ammazza a li pescetti!" (cit.)
Non posti mai e poi oggi ti sei scatenato! E a quanto mi dice Shinystat non solo tu! ;)
Per rispondere all'ultima domanda: il coraggio in quel caso non esiste, perché la tua mente, il tuo cervello, è nel cranio di una delle infinite immagini riflesse. Alla fine si diventa un automa a furia di voler cambiare se stessi perché non si nella maniera migliore. Quando mai qualcuno cambia davvero? E' molto più facile mettersi una maschera e se questa non va bene metterne sopra un'altra e via così...

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