lunedì 16 aprile 2012

Così biologico

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Durante i colloqui di lavoro faccio sempre scena muta ogni volta che arriva il momento della domanda: “Mi dica i suoi tre più importanti pregi”.

Il mutismo dura il tempo per farsi qualche domanda nella solitudine della mia testa. Cazzo, la sapevo! – Ho più di tre pregi? Ho tre pregi? – Cazzo significa “pregi”?!

- Ho una marea di difetti e ne sono consapevole, rispondo. E guardo negli occhi l’intervistatore. Che di solito è una donna. E dopo mi fa gli occhi dolci, anche se scrive un sinonimo di Vaffanculo sul foglio. Adesso è lei che fa scena muta. Io no, io inizio a sognare. Perché, voi come lo chiamate quando iniziate a immaginare situazioni, pensare a come sta continuando la propria vita nell’universo parallelo appena creato dalla vostra ultima scelta? Dormire non è solo ronfare, è barricarsi da questa realtà il tempo di una tregua. Quindi ecco: sogno.

Mi dica i suoi difetti, allora. Anzi, mi spieghi perché ha usato la parola Marea, la prego.

- Sogno nel sogno e immagino di darle una risposta sarcastica mostrandole anche un disegno della Fiat Marea, ma ritorno nel primo livello e le rispondo che non so disegnare. Se sapessi farlo non faticherei così tanto con la scrittura. Non avrei difficoltà a comunicare quello che so(g)no a chi mi crede un estraneo. Sarebbe più facile fingere di essere qualcuno di cui non poter fare a meno.

Non capisco…

- Le faccio un disegnino?

Adesso si. Ha un altro difetto da raccontarmi?

- Si, sogno troppo. Anche adesso.

Anche adesso?

- Si, ma evito di spiegarle questa cosa altrimenti ci si incasina e rischia di gettarsi dal promontorio fuori da questa finestra.

Eh? Siamo al piano terra…

- Lasci perdere. Come cerco di fare io. Cerco di lasciarmi perdere, di abbandonarmi in qualche bosco dove incontrerò qualche personaggio che starebbe bene sia in una favola che in un manicomio criminale. Di solito mi ci fidanzo con questi personaggi in cerca di autore. Mi chiamano così. Dopo che io gli ho suggerito cosa dire, naturalmente.

E ci riesce?

- A perdermi? Sono sempre qui. Diciamo che ogni tanto mi regalo una tregua. Se dal sogno o dalla realtà non l’ho ancora capito.

Sembra piuttosto calmo nel raccontarmi queste cose. Non ha paura che pensi che

- Mi lasci finire. Anche se il tempo nella propria testa scorre diversamente i salmoni devono pur risalire la corrente. Ha presente un salmone incazzato? Ecco, i miei desideri lo sono anche di più.

(mi fa gli occhi dolci e scrive qualcosa sul foglio, forse un disegno)

- Il mio terzo difetto è che ricordo vividamente quello che non ho avuto. Le gentilezze, le carezze, i baci e le scopate vissute sono sepolte sotto il peso di tutto quello che ho sognato di vivere e non ho vissuto. I biologi dicono che i traumi segnano davvero per tutta una questione di sopravvivenza. Le cose brutte ce le ricordiamo meglio perché bisogna evitare che si ripetano. Le cose belle non sono state previste dall’evoluzione. Sono un diversivo che tutto sommato non pesa portarsi addosso perché spesso scivolano. Anche le attese, i rimpianti e le delusioni non pesano, ma hanno una loro gravità. E questa attira verso di sé. Credo sia questo il motivo per la mia inquietudine, della mia Fame…

(accendo una sigaretta)

- Non può fumare qui, le suggerisco.

“Non può fumare qui”, mi dice. Comunque le faremo sapere, signor Tossica. Buona giornata…

Esco. Accendo la sigaretta. Alzo la testa.

 

E’ scomodo guardare il cielo.

L’Evoluzione ci suggerisce di guardare in basso.

 

Music on air: [Post-foetus] - The water

1 commento:

Mentz ha detto...

E mi spiace che i sognatori non trovino mai lavori dove vengono pagati per sognare.
Non è un mondo fatto per noi.
Però dobbiamo accontentarci.

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