mercoledì 5 novembre 2008

I made myself sick eating frogs



Guardi un film, un pezzo di muro o un libro e bzzzz già non riesci a chiudere occhio, ora senti pure il ronzare di una mosca che ti fissa a fissarti sulla tua quarta fase del tuo lutto personale. E ora gira intorno al tuo sguardo come farebbe se tu fossi un pezzo di carne lasciato un minuto di troppo fuori dal frigo. Inizi a puzzare anche tu mentre ti domandi da dove potrebbe essere entrata. Lascia perdere la risposta, la mosca continua a ronzare e le palle e la testa già ti giravano prima, adesso anche la mosca volteggia sincronizzata. Una ghirlanda dei nostri tempi. Quel suono che viene prodotto da tutto questo giramento è lo stacco sonoro tra quando i pensieri sono entrati e quando iniziano a uscire senza controllo. No, mi correggo, non sono entrati: hanno appena smesso di uscire dalla bocca e ora escono da tutti gli altri buchi del tuo pezzo di carne che va decomponendosi con l'età. L'odore sfugge al naso, ma la testa ha un cervello e non è scema, in qualche modo deve pur difendersi. E così inizia a scaricare la roba vecchia prima che inizi a puzzare anch'essa. Così nascono certe conversazioni al telefono: non hai più spazio nel cervello per certi rospi putrefatti e via, fuori dalla bocca. Che poi si trovi davanti un telefono, è solo un caso, certe volte. Odio fare certi discorsi durante certe telefonate. E quando le due cose coincidono odio 'sta cosa ancora di più. Mi lasciano una certa angoscia verso il futuro e tutto un resto di problemi fisici che non sai come starci dietro. La cosa fastidiosa è che di certi chiarimenti ne stai facendo a decine negli ultimi tempi, ma ogni volta è diverso, anche se il dopo è sempre uguale alla volta precedente. Ogni volta che ne finisci una sei punto e a capo, un bambino appena deodorato di fresco, lavato "dentro-fuori" lì sul lettone a guardare con gli occhi qualche film alla tivù o il soffitto o chissà cosa al pc. Gli occhi vuoti fissi su queste tre cose, ma la mente altrove. Inizi a pensare e questi pensieri escono dalle orecchie, dalle narici, dal buco del culo e dai pori, ma non dalla bocca 'chè da lì "abbiamo appena riattaccato il cordless" e hai una sete che non riesci più a dire manco si. Con tutto quel guardare gli occhi ti bruciano. E' a causa di qualche difetto nelle ultime lenti a contatto? Adesso sono bordò e uno dei pensieri recita preoccupazione come quell'ottico che ti ha dato un'occhiata ieri sera. Tutto parte da lì. Ti fanno male, ma è solo una reazione fisica di quello che ha visto l'anima. Ti fanno male gli occhi a furia di aver guardato cose che non ti piacevano. Nemmeno l'abitudine ti aiuta stavolta. Io me la ricordo l'abitudine: eppure una volta dava speranza. Stavolta niente da fare e il dolore si spande come il fumo dei tuoi scorreggiati pensieri. Parte dagli occhi, sale alla testa e scende in gola. La testa rimbomba e pompa pensieri cattivi "dentro-fuori" e "dentro-fuori". In gola si forma il groppo che ti secca la bocca e le labbra si muovono producendo rumori simpatici, carini, quasi divertenti, quel genere di rumori che ti piacerebbe fare quando giochi con un bambino per avere un po' della sua attenzione. Guardi il bambino, ti somiglia quando lo eri anche tu. Non fisicamente, ma come pensa, ragiona, immagina, sogna: anche lui era puro potenziale, può essere di tutto. Einstein, un astronauta o Mark Spitz: deciderà lui, se è sfortunato. Oggi, stasera, ti senti come quel bambino quando avrà capito che tutte quelle infinite possibilità sono diventate una sola.
Potevi essere, ora sei e continua in silenzio fino al prossimo giro,
poi scendi e fai salire un altro,
turno finito. Tutto finito.

Music on air: Subsonica - Nuvole rapide

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