martedì 14 ottobre 2008

He was my mirror (1 di 4)



Questa è una cosa seria. Sarò pure miope, ma da vicino ci vedo ancora bene. E io vedo, guardo e osservo da tanto tempo. Non è più forte di me, ma spesso mi abbandono a questa mia caratteristica. Non so bene da quanto, ma che importa? Importa che mi sono accorto di questa cosa e che ora non riesco a non pensarci e a tutte le volte che è stato rilevante nella mia vita. Come quella volta...

Tempo fa ero ad una cena e oltre a me e alcuni miei (ormai ex) amici c'era questo strano tipo. Forse era la seconda o terza volta che usciva con noi, ma prima di quella sera il massimo che aveva fatto per farsi notare era stato incrociare due forchette tra loro e tentare di metterle in equilibrio su una bottiglia. Credo che abbia iniziato ad interessarmi a lui quando ho visto che nessuno parlava con lui se non perché lui rimaneva lì ad ascoltare. E lui era lì di fronte al suo interlocutore non per caso. Ma sto divagando e quindi rewind.

Dall'inizio della serata è stato l'unico di cui non ho sentito la voce in quella solita bolgia che si crea quando tra amici non ci si vede da ben sei giorni. Come me, osservava anche lui. Come ogni ragazzo aveva guardato prima ogni ragazza, ma visto che non se lo filava nessuna, credo perché troppo distante da qualunque rappresentante del gentil sesso, cambiò ben presto dove posare il suo sguardo. Poi ho capito: guardava le interazioni sociali. Il suo sguardo era attento a non perdere ogni dettaglio. Era come un ricercatore che per la prima volta appunta sul suo taccuino "Le scimmie hanno un loro linguaggio". Ci guardava affascinati, i movimenti dei suoi occhi non mentivano. “Fatti accettare dal gruppo e studialo dall’interno”. Si, le sue labbra non avrebbero mai espresso tanto bene quello sguardo che gli occhi si sforzavano invano di nascondere. Riuscivo a guardarlo indisturbato perché eravamo agli angoli opposti della lunga tavolata, nessuno badava a noi. Neppure una mia amica a cui il tipo sembrava interessato. Ovviamente neppure lei l’aveva notato. Li guardo entrambi e...

E qui realizzo che sto guardando in uno specchio. E a me gli specchi non piacciono, così mi pulisco i pensieri in una noiosa conversazione sul prezzo del caffè nei bar o nelle università. Non bevo caffè, ma li accontento con qualche bugia inventata sul momento. Si, sono un ottimo bugiardo quando voglio. Intanto non perdo di vista il mio nuovo amico. La mia coda dell'occhio non ha mai lavorato così tanto come quella sera. Ero riuscito a vedere che aveva smesso di studiare chi chiacchierava con chi ed era riuscito a smettere di annoiarsi in quell'angolino buio e ora si stava annoiando mentre parlava con qualcuno, un altro mezzo sfigato come lui, per non scrivere completo sfigato. Il mio specchio non parlava, ma dava l'impressione a tutti che stesse partecipando. Si sta solo adeguando, penso. La sua espressione era genuinamente interessata a tutto quello che gli veniva raccontato. Sembrava quasi di sentire le parole di chi l’aveva educato: "Rimani lì bloccato ad ascoltare insulse chiacchiere per dare un paio di orecchie ad una bocca!" E comunque ogni tanto non riusciva a fare a meno di rubare qualche occhiata alla mia amica mentre lei era di spalle.

Cheppalle, mi interrompono di nuovo. La mia coda però rimaneva attirata da lui. Non che fosse una serata noiosa più delle altre, ma quel tipo era davvero curioso. Era come vedere in atto l’evoluzione sociale dell’Uomo. Lo strano tipo era passato dall’ascoltare uno sfigato al chiacchierare con un gruppetto di sfigati. Non era il massimo della felicità, ma almeno aveva qualcuno sotto di lui nella piramide sociale. Dopo aver scalato il suo primo gradone vedo quello che nascondeva nella tasca del suo jeans: un taccuino. No, dai! - penso - C’e davvero qualcosa che non va in lui. Ma possibile che ‘sto ragazzo a venti e passa anni avesse ancora bisogno di prendere appunti sul comportamento da tenere in pubblico? Troppo patetico per poterci ancora pensare, abbandono il mio specchio ai suoi esperimenti sociali e torno a parlare con la pizza e un paio di coppie della mia parte di tavolo. Fine serata, mi alzo per andare al bagno e caso vuole che le nostre vesciche si siano date appuntamento. Entrambi conosciamo l’aurea Regola di guardare silenziosi davanti a sé durante l’atto, ma quella sera mi andava di creare la classica Eccezione.

Ma perché prendere appunti, poi? Metti che li perdi o...

arriva uno stronzo che te li frega?

Music on air: Clicca Play sul video!

Nessun commento:

Altri Post

Related Posts with Thumbnails