domenica 9 marzo 2008

Rothe Jalkhel



Anche oggi sono qui, nudo dinanzi a questo specchio. Io fisso prima la cornice in legno finemente decorata: non importa quante volte la ammiri, è sempre stupenda. Io scosto appena lo sguardo, nessuna sorpresa. È un rito che pratico da ormai tanto tempo, ma io non riesco a farne a meno. Puntualmente io mi ritrovo a tu per tu con l’unico mobilio presente nella mia stanza. Non mi parla al contrario di tutti gli oggetti che le altre spie riescono a raccogliere della vittima che io impersonerò. Io guardo lo Specchio e lo Specchio guarda me. Se io pensassi al vuoto riuscirei a scorgere il mio corpo. Il buio riflesso illumina la mia stanza vuota. Il ricordo di quella donna dai lunghi capelli di fuoco si affaccia come un lampo. Io sono stato anche lei per arrivare dal macellaio. I suoi lunghi capelli mi sfiorano le spalle scoperte con un leggero solletico. È una sensazione reale, ma pochi della mia razza se ne rendono conto. Per chi vive da sempre le vite vissute dai morti queste sensazioni sono tutto quello che ha. Per chi non ha una realtà, ma sopravvive ingoiando quelle altrui, tutto appare sempre nuovo e interessante. Io ho visto il macellaio col grembiule imbrattato di sangue. Io lo tocco, io mi imbratto le punta delle dita con il sangue rappreso di maiale e carezzo le mie narici. L’odore non è dissimile da quello di noi creature umanoidi. E nemmeno il sapore. La mia lingua mi passa molte più informazioni di quante anni di infiltrazione potranno mai darmi. Io sono il macellaio di fiducia del mercante di stoffe. Io cambio l’immagine nello specchio. Io ne vedo centinaia, ma nessuna è la mia. Io vedo riflessa nella mia mente il ricordo di quell’elfo. Gli elfi chiamano la nostra razza con una parola che se tradotta significherebbe Nessuna Vita Nel Corpo. Sbagliano, perché io ho vissuto molte più vite di quante loro vivranno in mille anni di esistenza...

Gli arti del doppelganger assecondavano ritmicamente le correnti d’aria della caduta. Da quanto tempo stava cadendo non avrebbe saputo dirlo, ma sentiva ancora quelle mani strette sulle sue caviglie e sui suoi polsi. Ingannare degli zhentarim era una missione che pochi oltre lui sarebbero stati capaci anche solo di intraprendere. Ma ingannare degli zhentarim adepti del potente Principe delle Menzogne era stato troppo anche per lui. E adesso sentiva il suo viso modellato non dalla sua mente, ma dal vento di quel profondo baratro. Non era possibile che i suoni delle loro risate potessero ancora toccare le sue orecchie eppure poteva sentirle. Nonostante tutto la sua mente era tranquilla. Non aveva paura di morire. Quel giorno era stato un mago e aveva già attivato l’incantesimo che lo avrebbe salvato. Si augurava solo che l’incantesimo non terminasse prima della sua caduta. Non credeva possibile che un abisso del genere potesse esistere sotto le terre della Sembia. In realtà non credeva possibile che un abisso del genere potesse esistere in tutto il multiverso.

"Forse mi avrebbero fatto un favore uccidendomi..."
Un mese? Sei mesi? Un anno dopo? Quanto tempo trascorse seguendo quei cunicoli?

Quando si rese conto che quegli schiocchi erano prodotti dai loro tentacoli desiderò solo di aver avuto il coraggio di farlo le sette volte che ci aveva provato. Non è stato difficile per manipolatori della mente quali i mindflayer scoprire il suo travestimento e catturarlo. Per la terza volta il malvagio destino non gli concesse la libertà. Quei mostri facevano parte di una città molto chiusa all'esterno e preferirono sottoporlo ad irripetibili esperimenti piuttosto che leccarsi l'orifizio orale con i loro tentacoli per ripulirsi dalla sua nevroglia.

Un anno? Due anni? Quattro anni dopo? Quanto tempo trascorse con gli occhi in quei tentacoli bianchi e neri?

Impossibile percepire il trascorrere del tempo: era sempre lo stesso lunghissimo minuto a ripetersi infinite volte. E lo gettarono di nuovo nell’abisso e riprovò di nuovo quella sensazione di cadere con tutto il corpo. Ma questa volta il suo corpo era fermo e la sua mente era costretta a non lasciarlo solo. E sognò, sognò... Sognò di come poteva diventare qualunque persona avrebbe mai potuto incontrare. Sognò di averlo già fatto. Sognò persino di ritornare in superficie a crogiolarsi al caldo sole del Vast. Ad un certo punto smise di farlo e smise di sognare, fino a quando gli illithid mandarono rumori di crani fracassati e urla di dolore a svegliarlo dal torpore. Urla che non erano le sue. Il rumore di un’esplosione magica gli impose di svegliarsi. Sforzò il potere di leggere la mente all'estremo e superò per la prima volta dopo anni il confine della sua prigione. Gli esperimenti avevano ottenuto qualcosa, ma nulla di piacevole. Cercava i suoi torturatori. Qualunque cosa. Forse non era più solo. Strinse i denti nello sforzo di concentrare la propria mente per oltrepassare quella porta. Le sue gengive sanguinarono e vomitò sangue un istante dopo aver percepito chi si stava avvicinando. E poi il fracasso di una porta che veniva distrutta. I frammenti di pietra e selce della porta si sparsero per tutto il minuscolo anfratto in cui lo avevano segregato a marcire. Non poteva essere più veloce della clava del grimlock. Un sussurro di lucidità mentale rubò spazio alla sua pazzia. Si rannicchiò in attesa che la clava lo uccidesse con un sol colpo. Attese. Forse il suo odore dopo tanti anni era diventato quello delle pietre distanti appena un braccio dal suo corpo? No, il grimlock non si era fermato per annusare l’interno della cella. Era immobile, con il braccio congelato a un palmo dal muso del doppelganger. Esci di lì, credeva di aver sentito. Nel dubbio si tolse dalla portata del grimlock e sgusciò sotto le sue gambe sino ad arrivare carponi dal suo salvatore. Alzò gli occhi e vide un umano. L’esperienza gli suggerì fosse un mago. Solo i maghi possono essere così spavaldi da sfidare la prigionia degli illithid. A vedere il suo stato sembrava fosse un sopravvissuto, come lui.
Chi... o cosa sei?” - gli chiese bruscamente il mago, stizzito di non aver ancora trovato il mezzodrago.
Io sono tutto quello che vuoi!” - gli rispose con la voce roca e con un sorriso inconsapevole del suo futuro....

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