sabato 10 novembre 2007

My asylum


"A serious house on serious earth it is,
In whose blent air all our compulsions meet,
Are recognised, and robed as destinies,
And that much never can be obsolete,"


Philip Larkin

Mi hanno fatto entrare molto gentilmente: prima mi hanno fatto giocare con una fontana d'acqua e mi ci hanno messo sopra o al lato (non l'ho capito mica) e poi vestiti nuovi per essere presentabile ai nuovi amici.

Eccoli qua come erano adesso.

Poi me li hanno fatti conoscere i nuovi amici. Tutta brava gente che non sapeva com'è che è, ma tutti lì e nessuno sapeva perché.

C'era il tipo del mercato dei vestiti e il tipo del mercato della roba da mangiare che uno spazzava a terra e lasciava pulito e l'altro che passava lui e nessuno passava più.

C'era uno che lo chiamano ancora "Non-ti-preoccupare" e sono trent'anni che sta qua assieme a "Ci-penso-io!" e a "Che-ci-vuole-a-farlo?". Tutti e tre a mantenere il muro e meno male che stanno loro ripete sempre il vecchio Ingegnere Sciacqualamazza PierMaria.

Stava pure il tizio che gli regalarono la macchina tardi e non fece in tempo a non farsela sotto nei pantaloni e sul tappetino nuovonuovo della sua auto nuova di pacca. Lui dice che è per la puzza che non ci entrerà mai più
lì dentro neanche se lo pagano.

All'angolo, che una volta è di destra e altre volte è di sinistra, c'è quello che sa tutto di tutto ma non lo dice a nessuno e a lui sta bene così perché non vuole che si sappia perché poi tutti da lui a chiedergli come si fa. E piange.

Vicino alla finestra sta la Sognatrice, signorina grande che aspetta ancora che il Principe Azzurro venga a prenderla sul cavallo bianco con gli zoccoli d'oro.

Vicino a quella vicino alla finestra sta il Simpatico, che di faccia è proprio brutto e comunque a me non piace, che ha un rospo seccato tra le mani e vuole far capire qualcosa alla Sognatrice.

Poi sta quell'altro che se non lo vedete in giro è lì che scambia due chiacchiere con un puntino accartocciato sul muro e un indiano della Polinesia nordamericana antartica che cerca di convincerlo di essere lui quello del Tre di Bastoni.

In mezzo alla sala "Linda, Pulita & Immacolata Deve Stare" sta quello che faceva il clown in un circo senza animali e senza persone che si mette una maschera nuova ogni giorno e io lo riconosco subito perché è diverso da uno che stava là ieri che poi dico io a che serve la maschera se poi lo sanno che l'unico che se le mette sei sempre tu? Noi e noi siamo e tu sei l'unico
sempre diverso.

E vicino alla porta ci sto io, appoggiato a dove la porta si muove e vuole chiudersi, ma se ci sto io questa sta aperta e tutti possono vedermi anche dall'altra parte e poi devono solo decidere se sono abbastanza matti da stare qui il tempo di prendermi e portarmi a giocare dove non stanno questi altri e qui penso: "Che forse può pure essere che se vado da un'altra parte cambio di nuovo i vestiti e la fontana è diversa, ma la gente strana è qua e più strana è dentro là visto che si chiudono loro, non noi, e noi qui fuori ad aspettare che si decidano a capire
come va la situazione."

E a sto punto rimango qui che forse là dentro stanno i matti seri.

Music on air: The Cure - Lullaby

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