sabato 3 novembre 2007

La sua tortura - Faergar 2 di 3


Dopo un profondo e timoroso inchino, la guardia lo lasciò in balia di quei quattro.
Il bruto prese l’iniziativa. Faergar si sentì tirato per i capelli e nonostante il peso che portava con sé, venne trascinato per alcuni metri sino a un’impalcatura eretta per l’occasione. Si sentiva come un attore su un palcoscenico e quella che stava interpretando era la fine inesorabile della sua vita; il pubblico non avrebbe potuto richiedere il bis. Peccato.
Mi hanno detto che sei uno tosto. Ed io ho quello che ci vuole per i tipi come te. Estrasse dalla fodera un pugnale e pronunciata una parola s’infiammò. Con questo sarai come burro di Rothé! - disse sogghignando e gli si avvicinò; non appena fu abbastanza vicino, la pelle nuda di Faergar iniziò a puzzare... E non di sudore. Senza infierire con la lama, il carnefice si limitò ad appoggiare il pugnale sul petto e come ci si poteva aspettare il suo gesto fu subito seguito da un urlo intenso, ma tutto sommato contenuto. Persino Faergar era stupito. Bene bene. Andiamo avanti?
La Signora era lì che osservava e la sua seguace era lì che osservava lei. Questo piccolo particolare non era sfuggito al prigioniero: qualcosa non quadrava.
Senza staccare la punta dal petto di Faergar, Moullak sollevò il coltello dal manico e lo fece scivolare morbidamente lungo la spalla seguendo il movimento da dietro, come un’ombra della quale erano visibili solamente i denti e i tipici occhi rossi dei drow. La lama ballò per poco anche sul collare di ferro.
Allora... dimmi dov’è! Ho una gran voglia di giocare, quindi se non ti va di parlare taci pure! gli sussurrò in un orecchio. Ma che diavolo vogliono? Cosa aveva di tanto importante da destare addirittura l’attenzione di un membro del Circolo? Era in corso una battaglia e lui era lì pronto per offrire il suo contributo alla sua nuova patria, alle Marche d’Argento. Questo era quello che sapeva.
Moullak sganciò la pesante palla di ferro dal collare e per un istante Faergar equivocò. Dall’alto pendeva una catena alla cui punta c’era un gancio simile al precedente; agganciò la gorgiera e tramite l’uso di una leva lo issò di qualche centimetro da terra.
Si passò la lingua sulle labbra e iniziò il suo gioco. Una serie di eccentrici arnesi posti su di un bancone alla sua destra offrivano una variante paurosa di possibilità di divertimento: tenaglie, spilli e forbici di varie dimensioni, olio bollente miscelato con dello zolfo, sale e guanti artigliati erano tutti lì, in bella mostra.
Per Elistrae!
Nei giorni precedenti era stato frustato da un paio di carcerieri e sebbene il dolore fosse atroce, poteva comunque ritenersi fortunato rispetto a quello che lo avrebbe atteso da lì a qualche istante. Il suo nuovo compagno di giochi posò la lama e prese tra le mani una bizzarra maschera di metallo raffigurante una faccia sorridente con al lato una manopola. La schiaffò sulla testa del mezzodrow, la spinse con forza fino ad infilarci completamente la testa e questi assunse un’inquietante espressione. Da questo momento gli occhi del mezzo drow captavano solo stralci di una grande tela dipinta con sangue e disperazione: immagini e spezzoni di esse. Poi solo urla, a Tymora piacendo. Lentamente la maniglia incominciò a girare: la maschera stringeva sempre più, schiacciando il cranio contro il metallo. Urla agonizzanti facevano da sottofondo alla macabra scena. Impassibile, la Signora lo osservava sul suo scranno.

Sa perché sono qui, vero? Lei non dovrà muovere un dito, altrimenti...
Queste parole giunsero ovattate all'orecchio di Faergar, nonostante le sue grida. Faergar sperava solo che non fossero un parto della sua mente, altrimenti la cosa si faceva davvero seria.

Il drow mollò la presa. Attraverso i fori sporchi di sangue e carne, Faergar rubò l'immagine che ritraeva il cinico sorriso del pazzo che lo stava torturando e in un particolare notò che anche l’umano lo stava osservando. Strana la vita: ora era lui a provare pena per Faergar. Poco più dietro, la seguace cadde a terra priva di sensi mentre Moullak, ancora inconsapevole di ciò che capitava alle sue spalle, si avvicinava brandendo sadicamente la tenaglia...
E questa fu l’ultima immagine che vide.

Music on air: Marilyn Manson - The Dope Show

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