venerdì 27 luglio 2007

My unseen moon



Io sono seduto di fronte allo specchio, ma non lo guardo. Ho paura di quello che sta succedendo. La sfera è davanti a me e so cos’accadrà tra poco.

Eccoli. Li sento benissimo, mi hanno trovato. Sono lì fuori e gridano. Sfogano la loro brama urlando, gridando e sbraitando la loro frustrazione.

Io ho il viso rivolto verso terra e guardo le mie braccia multicolori. Le mani non hanno una sola increspatura nella pelle. Le mie unghie sono degli artigli mortali che non fanno paura a nessuno, tranne che a me.

Sento battere alla porta. Vogliono vedermi, vogliono sentire la mia voce... vogliono gustarmi!

Io ho il viso riflesso nello specchio. Non ci trovo nulla di divertente e l’immagine fa una smorfia di insofferenza.

Tra le urla dei bambini e delle donne sento invocare la mia presenza: vogliono me per tornare alle loro tane soddisfatti. Credono di potermi avere così facilmente... Forse non sbagliano.

Io ho tante trecce rosse che hanno paura dello specchio e faccio di tutto per nasconderle dietro le mie spalle. La mia magia può fare soprattutto l’impossibile: le trecce ora sfidano lo specchio.

Credono di potersi divertire con me, ma non sanno cosa li aspetta. Era meglio se avessero continuato le loro noiose vite, ma dopotutto è per questo che sono qui.

Io mostro il mio viso bianco a me stesso e dopo un istante lo nascondo con il dorso della mia corona: gli occhi vedono la loro fumosa immagine violacea.

Sento di nuovo la porta scuotersi. Un colpo secco che quasi piega il legno rinforzato. Sento un'esplosione, come di fuochi d'artificio. Urlano di gioia perché sanno che non potrò rimanere qui ancora per molto.

Io sono disperato: vorrei tanto riuscire a non pensare di non star facendo nulla.

Uno di loro mi chiede se sono ancora qui. Dove altro potrei andare?

Vorrei riuscire a godere del mio ozio come fanno loro.

Io devo arrendermi al mio destino o diventare pazzo rinchiuso qui?

Un dito picchietta alla mia tempia e un pugno cerca di farsi male scheggiando una porta di legno: mi vogliono, pretendono me e nessun’altro.

Io no.

Io...

Io mi arrendo.

Loro sono il mio pubblico e lì fuori farò il mio spettacolo.


Music on air: Placebo - Pierrot The Clown

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