domenica 3 maggio 2009

Potenza della mente umana. O deficenza della mia...


Saluto i miei conoscenti e poi gli amici, tutti intenti ad assaggiare un dessert alla cioccolata squagliata e li lascio a recitare falsi complimenti alle mura di questa casa di mattoni a forma di lumini. Una manciata di parenti si premura di regalarmi una scatola gialla con una grossa coccarda rossa a pois neri, la scarto speranzoso mentre entro in auto e ho un incidente con la macchina ancora ferma, il telefonno squilla e rassicuro V. dicendole che la polvere rossa dell'airbag è fredda. Pubblicata questa notizia altresì scientifica decido di prendere la bici e fregarmene dei soldi che darò al carrozziere. Sperando che quel casino venga ripulito da altri, novello Fantozzi, inforco il sellino. Abbandono la Fiesta semi distrutta e pedalo, pedalo, pedalo fortissimo fino a quando non mi volto e non capisco perché sto pedalando così all'impazzata: sette-doberman-sette mi inseguono e non uno si trattiene dal rendere scivolosa la strada. Presto rotoleranno su di me e si impiastricceranno. Prevedo questo con un anticipo di qualche movimento, spunta un cronometro a led rossi in alto alla mia destra e il sogno... rallenta, così da darmi il tempo per spostarmi e vedere spuntare dalla gelatina informe di quei corpi di cuoio bicolore le teste che latrano, mentre il gorgoglio di un buco di scarico vortica ineluttabile verso le fogne, più ricche da oggi di una nuova creatura a più teste. Non serve più scappare: i pezzi della bici incastrano quel che rimane del blob ad una capannina dove c'è una bambina con le treccine bionde che sbircia sul suo foglietto degli orari, guarda in alto i numeri degli autobus che passano di lì e avvicinandosi prevedo la sua domanda: 'Aspetto un altro po' o mi conviene raggiungere la Metro?' Non credo di poter muovere nessun muscolo, così mi convinco del fatto che sappia leggere la mia mente: scompare anche lei in quel buco e al suo posto sale un miasma puzzolente che mi fa tossire come quando volevo vincere i provini per lo spot del Broncomucil - Tosse Grassa. La smetto e le mie orecchie si riempono del ciuf ciuf del trenino ad uso metro cittadina che si allontana lasciando al suo posto una nebbiolina da cui riesco a notare non la forma di figure vere e e proprie, ma di promesse di figure... figure emergenti dal brodo fognario, a me familiari che si scuotono dell'umidità notturna e vengono avvolte nel velo di un sole mattutino così indolente da non impersonare più il padre di Pollon come una volta.

Mi giro con la testa ancora appesantita da tutti questi simboli e torno a dormire:
in tutto questo marasma quel regalo non l'ho più aperto.

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